[fonte: https://contradominacion.wordpress.com/2024/03/31/le-a-cercle/, da un'iniziativa di Tomás Ibáñez. Traduzione in italiano a cura del Centro Studi Libertari]
Addio alle favole!
Un piccolo dossier per fare chiarezza sulle origini e il senso di un simbolo
Aprile 1964 - Aprile 2024
Origini dell’A cerchiata: la nascita di un simbolo
DOCUMENTI
Documento 1a: L’A cerchiata originale
Documento 1b: Argomentazione originaria e sua traduzione
Documento 2: Prima A cerchiata in caratteri tipografici
Documento 3: Primo articolo affidabile sull'origine della A cerchiata
[↑] Origini dell’A cerchiata: la nascita di un simbolo
Possiamo metterci a scartabellare negli archivi di tutto il mondo, scandagliando minuziosamente documenti delle diverse epoche storiche, ma la realtà resta testarda e innegabile: prima dell’aprile 1964, la lettera A inscritta in un cerchio non è mai stata utilizzata come simbolo dell’anarchia o dell’anarchismo.
Nessun manifesto, nessuna scritta sui muri, assolutamente nessuna traccia. Questa assenza non cela tuttavia alcun mistero; prima del suo concepimento, avvenuta appunto nell’aprile del 1964, semplicemente la A cerchiata non esisteva.
Nonostante la sua origine sia molto ben documentata, persistono in proposito diverse speculazioni, anche all’interno di gruppi anarchici o della storiografia libertaria. È essenziale sottolineare che stiamo trattando qui della storia di un simbolo anarchico, piuttosto che di uno specifico segno grafico. Anche se rappresentazioni della lettera A inscritta in un cerchio sono certamente esistite nei secoli, non avevano mai avuto alcun legame con l’anarchismo.
Al momento della pubblicazione di questo dossier, nell’aprile 2024, sono trascorsi sessant’anni dalla proposta pubblica dell’A cerchiata come simbolo dell’anarchia. I documenti che lo attestano perdureranno ancora per molto tempo, ma si va riducendo assai rapidamente l’opportunità di suffragarli con le testimonianze dirette di chi ha vissuto quei momenti. Questo è il motivo per cui ho ritenuto importante non indugiare oltre nella compilazione e diffusione di questo dossier, nonostante diversi aspetti fondamentali siano già stati affrontati da Marianne Enckell e Amedeo Bertolo in un articolo del 2002, che è qui incluso.
L’importanza di chiarire l’origine dell’A cerchiata non è tanto legata allo specificare a chi sia da attribuire la sua concezione e in che momento sia avvenuta, quanto a delinearne il significato, cosa necessaria a spiegare la sua straordinaria diffusione. Non si vogliono fare qui indebite dichiarazioni di paternità, poiché anche se l’A cerchiata è stata effettivamente proposta e introdotta nell’aprile 1964, ha poi acquisito una significativa importanza come simbolo solo attraverso gli sforzi collettivi di migliaia di anarchici in tutto il mondo, che l’hanno adottata e incorporata in una grande varietà di modalità di comunicazione: muri, bandiere, striscioni, pubblicazioni e pure tatuaggi. Così, l’A cerchiata è divenuta il simbolo probabilmente più diffuso al mondo, evocando l’anarchismo nel modo più intenso, diretto e inequivocabile.
Questo simbolo è innegabilmente un’opera collettiva, come già era stato collettivo il processo che ha portato alla sua creazione. Anche se c’era una persona in particolare dietro alla proposta iniziale (vale a dire, l’idea di creare e proporre un segno semplice e facile da disegnare, privo di riferimenti a specifici gruppi o organizzazioni, che potesse accompagnare tutte le espressioni grafiche dell’eterogeneo movimento anarchico, aumentandone così la visibilità), resta il fatto che l’accettazione di questa proposta in seno al gruppo dei giovani libertari di Parigi è stata il frutto di un processo di discussione e dunque di un’attività collettiva. Collettive sono state pure la ricerca del segno più appropriato e la scelta finale. E se è vero che una sola persona è stata responsabile di realizzare il segno finito su uno stencil, sia la scrupolosa produzione del bollettino ciclostilato a casa di un compagno sia la sua distribuzione hanno continuato a essere attività collettive.
Fare luce sulle circostanze della creazione dell’A cerchiata significa anche cercare di porre fine alle tante fantasiose storie che circolano sull’argomento, e affermare al contempo la concezione dell’anarchismo che il simbolo incarna. Fin dall’inizio, come dichiarato nell’appello originario, abbiamo voluto che il simbolo proposto non appartenesse a nessuno, per poter essere di tutti. E in effetti, la volontà di disegnare un simbolo che non fosse legato ad alcuna organizzazione, sigla o collettivo anarchico esistente è stato un fattore determinante per la sua penetrazione e affermazione nella sfera anarchica. Proprio perché veniva dal nulla, perché non era patrimonio di nessuno, la A cerchiata è diventata patrimonio di tutte le persone che l'hanno fatta propria.
Inoltre, era insito nella proposta iniziale l’intento di non appiattire la pluralità dell’anarchismo, di non uniformare le sue diversità, quanto di rispettarle e di non fonderle in un’unica struttura, pur fornendo un punto di riferimento comune. Bisognava fare in modo che ciò che era comune a tutte le sensibilità anarchiche potesse manifestarsi senza fare ricorso ad alcun principio centralizzatore. Dovevamo accettare la frammentazione delle forme organizzative anarchiche, ma allo stesso tempo introdurre un principio di confluenza che ricomprendesse questa molteplicità. La A cerchiata rifugge qualsiasi tentazione d’integrazione: non si tratta di unificare l'anarchismo sotto un'unica formula, ma di far sì che la sua diversità si rifletta nell'uso indifferenziato di un'icona che appartiene in egual misura a ciascuna delle sue correnti e forme.
In maniera analoga alla definizione apparentemente paradossale degli arcipelaghi, che si presentano come un insieme di isole unite da ciò che le separa, la A cerchiata intendeva operare affinché ciò che separava le diverse correnti dell'anarchismo si trasformasse alla fine in un legame tra loro, senza eliminarne la specificità. L'idea era di incoraggiare una confederazione di singolarità unite da una stessa rassomiglianza famigliare, suggerendo un terreno comune al di sotto della molteplicità delle sensibilità e delle lotte. Il che ci riporta alla mente la bella frase di Gilles Deleuze che definisce l'anarchia come "questa strana unità che si riscontra solo nella molteplicità".
Un'altra caratteristica di questo simbolo è la sua risonanza con iniziative a carattere locale, che nascono dal basso, che evocano una certa spontaneità e che sono contrarie al principio di rappresentanza, poiché una A cerchiata non rappresenta l'anarchismo e non può pretendere di rappresentarlo. A differenza di un bollo ufficiale, è una sorta di timbro che non autentica nulla perché nessuno ha la legittimità di autorizzarne l'uso. Il fatto che chiunque possa usare questa icona liberamente significa che il suo uso sfugge a qualsiasi principio di rappresentazione e rimanda solo alla responsabilità di chi la usa. Questo forse spiega perché la forma di questo simbolo ha subito una notevole diversificazione, soprattutto grazie al movimento punk, esprimendo la creatività individuale senza mai perdere il suo potere evocativo anarchico.
Un'ultima parola per comprendere le origini della A cerchiata. La sua creazione avviene nel contesto di un'intensa attività militante volta a favorire la convergenza dei vari settori dell'anarchismo. Alla fine del 1963, infatti, furono creati contemporaneamente il Comité de Liaison des Jeunes Anarchistes (CLJA) e la Liaison des Étudiants Anarchistes (LEA). Il CLJA non pretendeva di essere una nuova organizzazione anarchica, ma semplicemente un luogo in cui i membri di diverse organizzazioni potessero incontrarsi, mentre la LEA riuniva gli studenti anarchici appartenenti a vari collettivi. Superando le frontiere, questo sforzo di riunire diversi frammenti dell'anarchismo culmina in un grande Incontro della gioventù anarchica europea, tenutosi a Parigi nell'aprile del 1966, con la presenza molto attiva dei giovani libertari milanesi, che adotteranno la A cerchiata e la diffonderanno ampiamente in Italia, tirandola fuori dall'ombra in cui era stata relegata a causa dello scarso entusiasmo iniziale, per proiettarla così sulla scena internazionale.
Tomás Ibáñez, Barcellona, aprile 2024.
[↑]A cerchiata: vero o falso
→ L’A cerchiata è sempre stata parte dell’anarchismo: Falso
Il legame tra questo simbolo e l'anarchismo è così intenso che per molto tempo si è creduto che fossero inseparabili e che la sua origine si perdesse nella notte dei tempi. La mancanza di informazioni sulla sua vera storia lo ha circondato di un alone di mistero che ha alimentato questa falsa credenza.
→ La A cerchiata ha fatto la sua apparizione nell’aprile 1964: Vero
Si è sviluppato gradualmente come simbolo dell'anarchismo, diffondendosi solo a partire dagli anni Settanta, a cominciare dall'Italia.
→ La A cerchiata ha lo scopo di evocare "l'ordine senza potere", riprendendo la nota frase di Proudhon: Falso
Questa sarebbe la presunta ragione per cui la "A" di anarchia, come assenza di potere, appare inserita nella "O" di ordine. No! Questa interpretazione non è mai passata per la testa dei giovani libertari che cercavano di costruire un simbolo dell'anarchia. Non c'è alcun legame tra la A cerchiata e Proudhon, né con l'ordine, come dimostrerà in seguito l'evoluzione polimorfa della A cerchiata, animata dal movimento punk, che porterà la A oltre i confini chiusi del cerchio.
→ Il sigillo del Consiglio Federale dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori di Spagna raffigurava una A cerchiata a partire dal 1870: Falso
Questo sigillo, che combina una squadra e un filo a piombo, ricorda più la massoneria che l'anarchismo, e la sezione spagnola dell'AIT non si dichiarava anarchica all'epoca, anche se l'influenza delle idee di Michail Bakunin era assai significativa. Il suo sigillo non pretendeva affatto di simboleggiare l'anarchismo.
→ La A cerchiata era già apparsa sull'elmo di un miliziano durante la Rivoluzione spagnola: Falso
Con tutta la buona volontà, è difficile scorgere una A cerchiata su questo elmo e interpretare le linee disegnate come parti di una A cerchiata. Anche se un miliziano avesse disegnato una A cerchiata sul suo elmo, non sarebbe stato un simbolo dell'anarchismo, perché la A cerchiata era completamente assente dalla Rivoluzione spagnola.
→ La A cerchiata compariva nel Bollettino dell'Alliance Ouvrière Anarchiste già nel 1957: Falso
Nel bollettino di questa piccola organizzazione anarchica francofona compariva l'acronimo AOA, rappresentato dalla lettera O (operaia) incastonata nella lettera A (alleanza) e da una seconda lettera A (anarchica) inserita nella lettera O. Questo è l'opposto dell’A cerchiata, che intende rappresentare l'anarchia senza riferimenti a organizzazioni particolari. Solo nel giugno 1968, quattro anni dopo la sua invenzione, la A cerchiata è stata ripresa dal bollettino dell'AOA.
DOCUMENTI
[↑]Documento 1a: L’A cerchiata originale
Perché A?
...perché i J.L....
[↑]Documento 1b: Argomentazione originaria e sua traduzione
Traduzione del documento 1b
... parallelamente all’opera di autoeducazione non formalista, [i Jeunes Libertaires] mirano a diffondere il più possibile le idee fondamentali dell'anarchismo.
La diffusione dei temi legati all'emancipazione a carattere libertario richiede il coinvolgimento di tutti gli individui – nessuno escluso – che sostengono la società anarchica come unica via verso la completa realizzazione dell'essere umano.
Indipendentemente dalle diverse correnti (sfumature filosofiche) o dai diversi gruppi e organizzazioni (sfumature pratiche), nessun militante dovrebbe opporsi a qualsiasi sforzo che contribuisca a una più ampia diffusione della propaganda, rafforzandone così l’efficacia e dimostrando l'unità dell'anarchismo tra le sue diverse concezioni ed espressioni.
Perché questo simbolo, che PROPONIAMO A TUTTO IL MOVIMENTO ANARCHICO, e perché questo in particolare?
Siamo stati ispirati da due motivi fondamentali: innanzi tutto facilitare e rendere più efficace l’attività pratica di scritte murali e manifesti, poi garantire una presenza più ampia agli occhi della gente, grazie a un tratto comune a tutte le espressioni pubbliche del movimento anarchico.
Più precisamente, si tratta da un lato di trovare un modo pratico per ridurre al minimo i tempi di scrittura, evitandoci la necessità di porre una firma troppo lunga per i nostri slogan, e dall’altro di scegliere un segno abbastanza generale da poter essere adottato da tutti gli anarchici.
Il segno scelto ci è parso poter rispondere a questi criteri. Associandolo costantemente al termine anarchico finirà, per un automatismo mentale ben noto, per evocare di per sé nella gente l’idea di anarchismo (vedi il fenomeno della croce celtica legata all'organizzazione Jeune Nation).
Inoltre, questo simbolo avrebbe una duplice ricaduta sulla presenza pubblica dell’anarchismo: in primo luogo, velocizzerebbe e faciliterebbe la creazione di messaggi anarchici favorendone la proliferazione; in secondo luogo, renderebbe più marcata a colpo d’occhio la pubblicistica anarchica comparendo nelle rappresentazioni grafiche dei vari gruppi, tendenze e organizzazioni anarchiche.
Adottando la lettera "A" (che non ha alcuna somiglianza con J.L. …!), intendiamo dimostrare il nostro impegno per la solidarietà reciproca e aprire la strada all'adozione diffusa di questo approccio efficiente e pratico.
Gruppo Giovani Libertari di Parigi
[↑]Documento 2: Prima A cerchiata in caratteri tipografici (1964)
[↑]Documento 3: Primo articolo affidabile sull'origine della A cerchiata
La veridica storia della A cerchiata
La A cerchiata è un segno così diffuso, conosciuto e riconosciuto che ha finito con l’essere preso per un simbolo tradizionale dell’anarchismo, come se ci fosse “da sempre”.
Qualcuno ha pensato di farlo risalire alla Rivoluzione spagnola: l’occhio entusiasta ma poco attento di qualche giovane anarchico l’ha individuato sull’elmetto di un miliziano vicino a Buenaventura Durruti, mentre si tratta palesemente dell’icona di un “bersaglio”. Qualcun altro ha creduto che la A risalisse addirittura a Pierre-Joseph Proudhon e alla sua idea di Anarchia nell’Ordine.
In realtà si tratta di un fenomeno relativamente recente dell’iconografia libertaria: la A cerchiata è stata inventata a Parigi nel 1964 e riproposta a Milano nel 1966. Due date e due luoghi di nascita? Vediamo un po’. È nell’aprile del 1964 che sul “Bulletin des Jeunes Libertaires” appare un progetto di segno grafico che il gruppo J.L. di Parigi propone “all’insieme del movimento anarchico”, al di là delle diverse tendenze, gruppi e organizzazioni. Il testo di presentazione spiega: “Siamo stati ispirati da due motivi fondamentali: innanzi tutto facilitare e rendere più efficace l’attività pratica di scritte murali e manifesti, poi garantire una presenza più ampia agli occhi della gente, grazie a un tratto comune a tutte le espressioni pubbliche del movimento anarchico. Più precisamente, si tratta da un lato di trovare un modo pratico per ridurre al minimo i tempi di scrittura, evitandoci la necessità di porre una firma troppo lunga per i nostri slogan, e dall’altro di scegliere un segno abbastanza generale da poter essere adottato da tutti gli anarchici. Il segno scelto ci è parso poter rispondere a questi criteri. Associandolo costantemente al termine anarchico finirà, per un automatismo mentale ben noto, per evocare di per sé nella gente l’idea di anarchismo”.
Il segno proposto è una A maiuscola inscritta in un cerchio. Tomás Ibañez ne è l’ispiratore, René Darras lo realizza graficamente. Da dove viene l’idea? Dal simbolo antinucleare, già ampiamente diffuso, della CND (Campaign for Nuclear Disarmament)? Da altre ispirazioni?
La proposta dei giovani libertari parigini però non attecchisce, ad eccezione di qualche scritta murale nel metrò parigino, anche se nel dicembre di quello stesso anno la A cerchiata compare nel titolo di un articolo firmato Tomás [Ibañez] sul giornale “Action Libertaire”. La rete dei giovani libertari (JL), che all’inizio degli anni Sessanta può contare su diversi gruppi in tutta la Francia, si va poi indebolendo: non escono più bollettini regionali e il bollettino parigino sarà in sonno dal 1965 al 1967.
E tuttavia molti JL saranno in prima fila nel maggio 1968. Fine del primo capitolo.
Bisogna aspettare il 1966 perché il simbolo della A cerchiata sia ripreso, dapprima a titolo sperimentale poi regolarmente, dalla Gioventù Libertaria di Milano, che mantiene stretti rapporti di collaborazione con i giovani libertari parigini.
È da allora che comincia l’effettiva vita pubblica del simbolo, a partire per l’appunto da Milano, dove viene usato come firma sui volantini e sui manifesti dei giovani anarchici, inizialmente associato al segno antinucleare e alla “mela” dei provo olandesi. La A inizia a diffondersi sempre più, dapprima in Italia – dove all’inizio del 1971 è talmente nota e significante da giustificare la testata del nuovo mensile “A Rivista anarchica” − e poi nel resto del mondo (non ce n’è quasi traccia nel maggio parigino del 1968 e le sue prime notevoli apparizioni fuori dall’Italia sono databili intorno al 1972-73).
È proprio in quel periodo che esplode la moda dell’A, di cui si appropriano i giovani un po’ dovunque.
Perché questo successo così rapido e sorprendente? Verosimilmente per gli stessi motivi che avevano spinto i giovani libertari parigini e milanesi a proporre e riproporre il simbolo: da un lato è facile da tracciare, semplice come la croce o la stella o la svastica o la falce-e-martello; dall’altro, un movimento giovane e in pieno sviluppo ha imparato a scrivere sui muri per comunicare e cerca un segno di riconoscimento. È così che la A si afferma di fatto, senza che alcuna organizzazione o gruppo si sia mai sognato di decretarne l’uso (e in assenza di altri simboli grafici internazionali o in presenza di una simbologia desueta, come ad esempio in Italia la fiaccola).
Ecco dunque la veridica storia della A, fatta di volontà cosciente e di spontaneità: una miscela tipicamente libertaria. Tutto il resto è leggenda.
Amedeo Bertolo, Marianne Enckell
La documentazione utilizzata in questo testo è depositata presso il Centro Studi Libertari (CSL)-Archivio Pinelli (Milano) e il Centre International de Recherches sur l'Anarchisme (CIRA) di Losanna. Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata nel 2001 in Bollettino Archivio Pinelli N. º17, pp. 24-27.