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La politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda - Paul Valery

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Breve storia giornalistica del termine “strategia della tensione”

[dal Bollettino 59]

L’espressione “strategia della tensione” apparve per la prima volta sul quotidiano britannico “The Observer” il 14 dicembre 1969. Neal Ascherson, Michael Davie e Frances Cairncross riferivano della strage di Piazza Fontana a Milano, scrivendo che “nessuno è abbastanza pazzo da incolpare il presidente Saragat per gli attentati. Ma l’intera sinistra oggi dice che la sua ‘strategia della tensione’ ha indirettamente incoraggiato l’estrema destra a passare al terrorismo”. Ricorda Neal Ascherson che i giornalisti italiani erano ansiosi di usare l’espressione, ma nessuno di loro avrebbe rischiato di assumersi la responsabilità di metterla nero su bianco, e così “tutti benevolmente cospirarono per incastrarmi con racconti, pettegolezzi e analisi sulla ‘strategia della tensione’ di Saragat”. Dopo aver convinto Ascherson che tutti sarebbero usciti con la notizia, “nessuno di loro lo fece o puntò il dito contro Saragat. Tutti, invece, denunciarono con grande scandalo l’oltraggiosa calunnia contro l’Italia pubblicata dall’‘Observer', e così facendo poterono stampare per intero il ‘vergognoso’ testo che avevo scritto”. Lo stesso giorno l’articolo fu tradotto e commentato su “l’Unità”, l’organo del Partito Comunista Italiano, che si adoperò per esternalizzare la responsabilità del contenuto con il titolo L’“Observer” attacca i socialdemocratici, riferendosi al partito del presidente Saragat. La rabbia del governo italiano venne indirizzata in tutta sicurezza contro i redattori dell’“Observer”, e l’espressione, così sdoganata, è stata quindi libera di entrare nel lessico politico italiano, diventando un termine fondamentale per definire quegli anni, oltre a indicare una strategia specifica a livello globale. Mezzo secolo dopo i fatti, Ascherson ricorda: “Viene da ridere. Penso che probabilmente ci fosse una tale ‘strategia’, ma non l’ho scoperta io, e neppure l’espressi one che l’ha indicata. Sono stato usato, abilmente. E non ne sono affatto risentito”.

Neal Ascherson (Edimburgo, 1932) è un giornalista e saggista scozzese. Fu allievo dello storico Eric Hobsbawm che lo definì come “forse lo studente più brillante che abbia mai avuto”. Laureatosi con lode, rinunciò alla carriera accademica optando per quella giornalistica collaborando con il “Manchester Guardian”, lo “Scotsman”, l’“Observer” e l’“Independent on Sunday”. Recentemente, ha collaborato con la “London Review of Books” e dal 2008 è visiting professor all’Istituto di archeologia dell’University College di Londra. È stato infine curatore di “Public Archaeology”, una pubblicazione accademica associata all’University College, dedicata ai temi e agli sviluppi riguardanti la gestione delle risorse culturali e sull’archeologia comunitaria.

Ringraziamo Hamish Kallin per aver scoperto, ricostruito e condiviso con noi questo aneddoto storico-giornalistico, un significativo esempio del clima di quegli anni.
 

12/10/2022
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