Il moto perpetuo
di Marianne Enckell
«Volontà», numero 4-1, 1991-1992
La ricerca di una nuova società è simile a quella del movimento perpetuo: senza attriti, senza violenza; armonia e rinnovamento senza fine. Ma le macchine fino ad ora sono state vinte dalle leggi fisiche come gli anarchici dalle leggi degli stati. Eppure esistono strade meno esplorate che possono, nell’ordine inverso, arricchire l’immaginario libertario. Che si tratti di viaggi nel tempo, di macchine meravigliose, di universi vorticosi, la fantascienza nutrita di volgarizzazioni della fisica moderna può essere oggetto di una lettura libertaria, e le utopie possono servire come rivelatori alla scienza sociale quanto alle scienze naturali. Allora si aprono orizzonti nuovi, allora la dialettica aperta di Pierre- Joseph Proudhon prende il sopravvento sulla limitatezza hegeliana, allora l’entropia è vinta dalla non-entropia. Solo il progetto anarchico non arresta il tempo.
La macchina sociale
Alla costituzione della Federazione del Giura, nell’autunno 1871 James Guillame chiama a raccolta i vecchi compagni per rafforzarne i ranghi. Tra gli altri va a incontrare Constant Meuron, vecchio orologiaio che l’aveva convinto in passato della giustezza delle idee dell’Internazionale. Ma Meuron è uscito dalla lotta: si interessa solo alla folle speranza di creare una macchina a movimento perpetuo. All’epoca non è il solo, e può darsi che non sia così lontano dalle sue idee socialiste. Una simile macchina non sarebbe forse omologa alla società del futuro?
Con l’industrializzazione e le scoperte tecniche del diciannovesimo secolo, la nascente sociologia, per assumere lo statuo di scienza esatta, immagina volentieri la società come una macchina complessa. D’altronde non è solo la sociologia a farlo: tra il 1850 e il 1905, artisti e scrittori spesso si sono rappresentati il funzionamento della storia, dei rapporti tra i sessi, la relazione dell’uomo a una istanza superiore, sotto la forma di un semplice meccanismo. Per i militanti della Prima Intemazionale, la statistica, se giustamente interpretata, porta diritto alla rivoluzione.
George Bernard Shaw, che lasciò i suoi beni agli inventori di un linguaggio universale e del movimento perpetuo, era stato anch’egli socialista, e le invenzioni di cui sognava erano probabilmente coerenti con il suo ideale.
Quelli che avevano l’istruzione, spesso, erano sbalorditi da Friedrich Hegel, da un lato, e dal secondo principio della termodinamica, dall’altro. La storia si sarebbe risolta nello stato unico luogo della ragione e della perennità?
O al contrario, la società avrebbe obbedito alle stesse leggi fisicochimiche della natura, e anch’essa avrebbe avuto una tendenza statistica al disordine, all’entropia crescente?
Meccanica e illusione
Se le prime generazioni di macchine esistettero per sé stesse, tutt’al più ripetendosi (come gli automi), dopo Sadi Carnot (padre) esse esistono per il movimento. Ma si è fatto di più che sostituire la forza delle braccia, del cavallo o della caduta dell’acqua, la forza puramente meccanica, con altre fonti di energia altrettanto versatili? Il grande tema attuale delle energie rinnovabili, delle tecnologie dolci, non è così nuovo come sembra, poiché da almeno un secolo preoccupa fisici, orologiai e utopisti. Questi ultimi hanno utilizzato artifizi che un giorno potrebbero benissimo divenire realtà, o aiutare a vedere la realtà.
Nel 1940 viene pubblicata L’invention de Morel, di Adolfo Bioy Casares; nel 1947 viene scoperta la tecnica degli ologrammi. Ora, il museo di Morel è un ologramma di ologrammi con la riproduzione delle sensazioni olfattive, termiche, tattili, auditive... «Con le mie apparecchiature una persona, un animale o una cosa, sono paragonabili a una stazione che emette il concerto che voi ascoltate alla radio. Se voi aprite il ricevitore di onde olfattive, voi respirerete il profumo dei fiori di gelsomino che Maddalena portava sul suo corpetto, senza vederla... Ma se voi aprite il gioco completo dei ricevitori, Maddalena appare completa, riprodotta nella sua totalità, identica a sé stessa; voi non dovete dimenticare che si tratta di immagini estratte dagli specchi, perfettamente sincronizzate con i suoni, la resistenza al tatto, il sapore, gli odori, la temperatura... Questa è la prima parte della macchina; la seconda parte registra, la terza proietta. Quest’ultima non necessita né di schermo né di carta; le sue proiezioni son ben ricevute dallo spazio intero, di giorno come di notte».
Il doppio problema che si è posto, per Morel è che il suo sistema impiega energia, e per questo è ricorso all’energia delle maree; e soprattutto, che la registrazione delle persone toglie loro la vita. Ma se serve per guadagnare l’eternità?
«Noi esisteremo qui eternamente, anche se partissimo domani, ripetendo l’uno dopo l’altro i momenti di questa settimana, senza mai poter uscire dalla coscienza che noi abbiamo avuto in ciascun di questi momenti... non vi saranno altri ricordi in ciascun momento della proiezione di quelli che noi avevamo nel momento corrispondente della registrazione». Per M. C. Esher la soluzione è apparentemente più semplice: l’energia è fornita per illusione ottica. E poiché l’illusione può essere euristica, chissà se questo mulino non è realizzabile!
Il tempo dei paradossi
Le utopie classiche sono sempre isolotti di terra o di tempo, e ci si reca senza speranza di ritorno, o almeno senza ripercussioni sulla terra e sul tempo dell’autore.
Altra cosa è il discorso profetico, in cui si resta presenti pur essendo altrove (ma la profezia non è sempre utopica, tutt’al più si lascia prendere dal piacere del discorso: «Quest’anno, dopo Dio, governerà Venere: i beni della terra saranno abbondanti, le pecore non morranno in nessun paese, le malattie degli occhi saranno diffuse, si faranno molti litigi e discussioni, molti bambini moriranno, come moriranno le mosche nel miele. Diverse malattie regneranno nel corso di quest'anno, ed è per questo che noi pregheremo Dio che succeda altrimenti», disse il Veritiero Almanacco di Milano per l'anno 1772). Altra cosa (colpa di Albert Einstein?) sono gli immaginari in cui coesistono tempi multipli, perché non vi si sfugge ai paradossi. Quando ci si mette a viaggiare fisicamente nel tempo, si tratta di eliminarli (non si può uccidere il proprio nonno prima di nascere) o di guardarli in faccia. Allora l’uomo diviene Dio. In Experiments di Frederick Brown, un sapiente decide alle 3 e 55 che alle 4 metterà in una macchina di sua invenzione un piccolo cubo che ha in mano per fargli rimontare il tempo di cinque minuti. Il cubo immediatamente si trova nella macchina. Alle 4 è di ritorno nella mano del sapiente che lo rimette nella macchina per rispedirlo nel passato. L’esperimento deve essere ripetuto un’ora dopo. Alle 4.55 il cubo appare nella macchina. Alle 4.57 il sapiente decide di non metterlo nella macchina alle 5. Alle 5 l’universo scompare.
In Comment naquit la civilisation di Romain Yarov, un viaggiatore nel tempo ha perso il suo accendisigari nel ventitreesimo secolo avanti Cristo, e questo ha permesso agli uomini dell’epoca di scoprire il fuoco, e quindi la civilizzazione... Altra cosa, ancora, è la condensazione del tempo che porta a una brusca esplosione. E la ricerca dell’alchimista, è, secondo Alain Pessin, il senso del terrorismo anarchico della fine del secolo scorso. L’anarchico dunque cerca di agire sul popolo come l’alchimista sulla natura, in vista della deflagrazione finale, della rivoluzione. Il rivoluzionario è necessariamente impaziente?
Turbolenze turbolente
«Per il potere centralizzato, il controllo del tempo di lavoro, del tempo delle vacanze, del tempo di riposo permette di mantenere uno scorrimento laminare del flusso del tempo globale degli uomini nella società. E pertanto il solo garante della genesi della varietà, il creatore della società relazionale, è il tempo vorticoso: una moltitudine di flussi esuberanti e folli costituentesi in cellule che si disaggregano e si ricostruiscono nuovamente» (Joel de Rosnay, in Sur l’aménagement du temps).
I vortici costituiscono un vecchio enigma e una vecchia seduzione per la fisica e filosofia. Li si può osservare agevolmente (il fumo di una sigaretta, una goccia di inchiostro in un vaso d’acqua), ma per definizione ci sfuggono, ci trascinano verso contrade e destini imprevisti.
Il vortice è, forse, la creazione del mondo: la materia compatta che sarebbe scoppiata in tutte le direzioni dell'universo formando nove e galassie. Il vortice è, forse, un’idea della libertà: un caos riempito di strutture in movimento. Più vi sono vortici, più vi è turbolenza, più vi è libertà. Una infinità di forme.
Segnalerò in fretta qualche caratteristica dei vortici in fisica. Innanzitutto la non predicibilità (si possono fare previsioni meteorologiche per qualche ora, qualche giorno sicuramente non di più). Poi l’universalità, il cui corollario è intermittenza: non esiste mai uno spazio pieno di vortici, ma ve ne sono ovunque in uno spazio dato. Quindi la diffusione: l’acqua in cui cade una goccia d’inchiostro si colora lentamente e completamente. Infine, l’effetto dinamo, cioè l’apparizione spontanea di un campo magnetico in un flusso conduttore. Rieccoci al cuore del problema dell’energia. Le turbolenze perturbano sovvertono l’ambiente circostante, inventano, e noi restiamo sbalorditi.
L’anomia contro l’entropia
«Permettere all’immaginazione dell’uomo di prendere una rivincita clamorosa su qualunque cosa» (André Breton, Secondo manifesto del Surrealismo).
Questo testo non può evidentemente avere una fine. Qualunque società ha in sé elementi anomici: né nella norma, né al di fuori di essa, essi sono semplicemente altrove. Essi possono condensare gli odii, ma possono condensare anche le forze e i desideri. Può trattarsi di individui o di gruppi, di comportamenti o di immaginari. La manifestazione dell’anomia perturba l’ordine regnante, distrugge i vecchi schemi, propone e invita a nuove forme sociali, a nuove relazioni. L’anomia è la forza permanente che esiste nella società e che permette la speranza, che permette il cambiamento. Il movimento perpetuo non è per niente la fine della storia né la sua risoluzione: è molto di più, è la rivoluzione permanente, il pluralismo assicurato, il vortice dei nostri sogni...
traduzione di Fausta Bizzozzero



