La storia dei Gruppi Anarchici Federati (GAF) è parte integrante della storia del movimento anarchico italiano nella seconda metà del Novecento (si veda in merito il volume di Giampietro N. Berti Contro la storia. Cinquant'anni di anarchismo in Italia, 1962-2012, Biblion, Milano, 2016). Nello specifico è la storia di una rete di gruppi anarchici, per lo più del Nord Italia, che è stata attiva tra gli inizi degli anni Sessanta e la fine dei Settanta, assumendo nel tempo varie denominazioni. Ma se la storia collettiva della federazione termina nel 1978, la storia dei gruppi e degli individui che l’hanno resa vitale è continuata fino ai nostri giorni, seppure in forme diverse.
I GAF infatti decidono di sciogliersi dopo un’esperienza di circa dieci anni perché i suoi militanti arrivano concordemente alla conclusione che quel tipo di organizzazione politica e quell’approccio all’azione sociale abbiano esaurito la loro spinta propulsiva (si veda il documento di autodissoluzione). La convinzione è che la militanza debba essere radicalmente ripensata in un mondo in cui le “grandi narrazioni” novecentesche (con le sue importanti ricadute sociali) si stanno rapidamente esaurendo. Costruire un altro immaginario “militante”, inventare nuove forme per attivare nel presente i metodi e i valori dell’anarchismo al di là delle contingenze storiche, appare quanto mai urgente. Ed è in questa ricerca che si lanciano i gruppi e gli individui dei GAF in una storia che per larga parte rimane collettiva nel tempo, anche senza l’ufficialità di una struttura federativa.
In questo senso, un ruolo rilevante lo svolgono nei decenni successivi le iniziative che nel frattempo i GAF hanno costituito: il mensile “A rivista anarchica” (dal 1971 al 2020), che è stato per tutto il periodo di attività la testata più diffusa del movimento italiano, la rivista internazionale “Interrogations” (1974-1979) e italiana “Volontà” (tra il 1978 e il 1996), le edizioni Antistato (1975-1985) e poi le edizioni elèuthera (1986- tuttora attiva), le librerie Utopia di Milano e di Venezia, l’Ateneo degli Imperfetti di Marghera (2000- tuttora attivo), e il nostro Centro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli (fondato nel 1976 e tuttora attivo), con la sua rete internazionale di contatti. Sono per lo più progetti editoriali, ma agiscono da centri di aggregazione e coordinamento tra le varie realtà sociali e tra le varie anime del movimento anarchico.
In sintesi i GAF – una delle tre federazioni nazionali presenti in quel periodo, insieme alla Federazione Anarchica Italiana (FAI) e ai Gruppi di Iniziativa Anarchica (GIA) – si costituiscono in base ad alcune caratteristiche che marcano una differenza con le altre federazioni, senza però che questo comporti un antagonismo con le altre componenti. Si tratta di un modo diverso di concepire l’organizzazione anarchica rispetto a una federazione di sintesi come la FAI o a una federazione spesso definita “antiorganizzatrice” dai suoi critici come i GIA. Al contrario i GAF si pongono come una federazione di tendenza basata su una struttura reticolare composta da “gruppi di affinità” (vedi per un approfondimento il Programma dei GAF).
Al di là dell’essersi trovati volenti o nolenti al centro delle trame eversive meglio note come “strategia della tensione” – Giuseppe Pinelli era una dei più attivi e noti militanti della federazione – e dunque al centro della successiva campagna di controinformazione, un’importante caratteristica del lavoro messo in campo dei GAF rimanda a uno sforzo collettivo di rielaborazione teorica. Per i giovani anarchici di quei decenni, ripensare l’anarchismo alla luce degli epocali cambiamenti storici seguiti al secondo conflitto mondiale è infatti un’esigenza molto sentita. Pur riconoscendosi pienamente nella tradizione anarchica, i militanti riuniti nei GAF sentono l’urgenza di storicizzare l’anarchismo classico e di re-inventare i modi dell’azione alla luce di riflessioni che partono dal mondo contemporaneo. Non a caso uno dei primi lavori collettivi si chiamerà Un’analisi nuova per la strategia di sempre.
In questo Fondo dedicato ai GAF sono dunque raggruppati i vari aspetti della loro attività, sia quella più militante sia quella più teorica, a partire da un atto pubblico che è stato a suo modo l’atto fondativo di quest’area anarchica, ovvero il rapimento a Milano, nel 1962, del viceconsole spagnolo Isu Elias in aiuto della lotta antifranchista in Spagna. I giovani anarchici che compiono quell’atto sono di fatto il nucleo costitutivo dei futuri GAF.
Per rendere più fruibili i materiali caricati è utile segnalare le varie denominazioni assunte nel corso del tempo. La rete federativa si chiama inizialmente Gruppi Giovanili Anarchici Federati (1965-1968), per assumere poi la denominazione di Gruppi Anarchici Federati (1969-1978). Anche nella specifica realtà milanese il gruppo ha assunto varie denominazioni (talvolta replicate in altre città, ad esempio Torino), che in ordine cronologico sono le seguenti: Gruppo Giovanile Libertario, poi Gioventù Libertaria, poi Gruppo Anarchico Bandiera Nera e in contemporanea, dal 1973, anche Gruppo Milano 73 (una duplicazione decisa per rendere sempre contenuto il numero dei militanti così da permettere la partecipazione di tutti).
Va inoltre precisato che molti dei documenti qui disponibili sono in larga parte riconducibili alle attività dei gruppi milanesi per il semplice fatto che la documentazione posseduta proviene soprattutto da questa realtà geografica, ma va sempre tenuto presente che la storia dei GAF è certamente una storia locale, ma è anche e soprattutto una storia collettiva.