Il Fondo A Rivista anarchica è composto prevalentemente da materiale grafico e fotografico. La parte fotografica comprende le immagini dei principali fatti storici e delle personalità di cui la rivista si è occupata, come anche immagini di eventi minori, manifestazioni e agitazioni sindacali, e rare immagini di personalità di spicco del movimento anarchico e di altri movimenti politici. La parte grafica è composta da tavole, disegni originali, vignette, illustrazioni, fotomontaggi, e tutto ciò che andava a comporre la veste grafica della rivista.
Il fondo è completato da una parte limitata ma significativa dell’archivio redazionale della rivista, in gran parte disperso, costituita prevalentemente da fascicoli contenenti rari materiali di ricerca utilizzati per la stesura di dossier tematici, ad esempio sulla vita e il pensiero di Errico Malatesta.
Il fondo si presenta in stato di disordine, a una prima ricognizione risulta avere una consistenza complessiva di circa 5200 documenti e 3300 documenti digitali.
Il materiale conservato è così suddiviso:
- 3500 fotografie (b/n e colore), stampate su vari supporti (carta fotografica, telefoto, carta da lucido);
- 100 elementi tra negativi fotografici e diapositive;
- 1000 documenti di materiale grafico di varia natura (stampe, manifesti, disegni e tavole artistiche,
- fotomontaggi);
- 550 tra documenti di natura redazionale (in prevalenza ritagli stampa) e altro materiale (libri,
- opuscoli).
- 40 CD (contenenti 3300 immagini digitali);
- 10 DVD video.
L’esperienza della rivista “A” nasce nel febbraio del 1971, in un momento di grande fermento politico e culturale per la società italiana, e si conclude nel settembre 2020, alla soglia dei cinquant’anni di attività, dopo aver offerto nei suoi 445 numeri un punto di riferimento libertario e un laboratorio di riflessione in grado di affrontare tanto i grandi avvenimenti internazionali e le trasformazioni sociali di lungo corso, quanto i mutamenti nel costume italiano e i fenomeni apparentemente di secondaria importanza.
Pur essendo una testata dichiaratamente di area anarchica, la rivista è contraddistinta sin dalla sua fondazione dalla volontà e dalla capacità di rivolgersi non solo all’interno dello specifico ambito dei movimenti politici, ma anche e soprattutto al suo esterno, intercettando lettori sensibili a un punto di vista libertario, o interessati e disposti a confrontarsi con esso.
Tale scopo viene raggiunto in particolare con un’importante operazione di ricerca nella comunicazione visiva; la testata recepisce infatti le istanze di radicale rinnovamento nella grafica, nell’estetica e nelle modalità comunicative che il Sessantotto aveva portato nel mondo della carta stampata, elaborando un progetto grafico innovativo, caratterizzato per l’uso attento ed esteso di illustrazioni e fotografie. Tra le innovazioni è da segnalare l’invenzione del “fumetto anarchico” con la creazione del personaggio “Anarchik” di Roberto Ambrosoli e il lancio internazionale del simbolo della “A cerchiata”: si tratta infatti della prima pubblicazione, a livello mondiale, a utilizzare questo simbolo divenuto in seguito ubiquitario nella cultura di massa.
I temi affrontati dalla rivista sono molteplici. Da quelli più politici e militanti, come la campagna per la liberazione di Pietro Valpreda e per l’obiezione di coscienza alla leva militare, si spazia all’approfondimento storico (da segnalare il contributo in occasione del trentennale della Resistenza, dove per la prima volta si studia il ruolo degli anarchici nella lotta partigiana), alla musica (è nota l’intensa collaborazione con Fabrizio De André) e ai fenomeni di costume, fino alla riflessione filosofica sulla contemporaneità, anticipando o comunque ponendosi al passo con le grandi tematiche del Novecento, come ad esempio l’ecologismo (la rivista introdurrà infatti il pensiero di Murray Bookchin e il filone dell’ecologia sociale al pubblico italiano).
Questa attenzione e sensibilità poliedrica hanno permesso ad “A” di dotarsi nel corso degli anni di una fitta rete di collaboratori, che un “censimento” del 2015 a cura della redazione quantificava nel numero di 3114, tra cui diverse personalità di spicco del mondo culturale e intellettuale italiano e internazionale, come Fabrizio De André, Dori Ghezzi, Gianna Nannini, Pino Cacucci, Ascanio Celestini, Giorgio Fontana, Valerio Evangelisti, Corrado Stajano, Camilla Cederna, Guido Viale, Ugo La Pietra, Luigi Veronelli, Murray Bookchin, Noam Chomsky.
Tutto ciò contribuisce a fare di “A Rivista anarchica” una testata non puramente culturale, ma neanche prettamente militante, in cui le idee anarchiche esprimono una funzione di pensiero non allineato che si apre all’esterno rifiutando di richiudersi nell’intellettualismo.
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