Pionieri della libertà
di Rudolf Rocker
Edizioni Antistato, Milano, 1982
232 pp. / ISBN 88-85060-23-4
Dalla quarta di copertina:
Secondo Rocker, l’anarchismo è una sintesi di socialismo e di liberalismo, in cui le premesse egualitarie del primo e quelle libertarie del secondo sono portate alle estreme conseguenze. In questo libro Rocker, nel portare alla luce due filoni auriferi quasi ignoti del sottosuolo storico americano, il liberalismo e l’anarchismo «autoctoni», scava secondo quell’ipotesi, presentando le due tradizioni di pensiero quasi in progressione logica e storica. In effetti, mentre l’anarchismo europeo è nato come tendenza antiautoritaria del socialismo, l’anarchismo americano, quello di un Warren e di un Tucker, può essere letto come versione egualitaria del liberalismo. Di un liberalismo un po’ particolare, tuttavia: un liberalismo «radicale» dalle forti venature antistatali, anticapitalistiche e perfino sovversive. Un liberalismo che fa dire a un Thoreau che «il miglior governo è quello che non governa affatto», a un Jefferson che «le insurrezioni sono una medicina necessaria», ad un Lincoln che il «popolo ha il diritto rivoluzionario di rovesciare i governi» e che si deve «assicurare ad ogni lavoratore l’intero prodotto del suo lavoro»...
L’ipotesi di Rocker è certo discutibile, ma il materiale teorico e storico, da lui presentato in quest’opera, è indiscutibilmente di estremo interesse e pressoché inedito in Italia
Completa il libro un saggio, di Ronald Creagh, sul pensiero anarchico americano contemporaneo, con particolare riferimento a Paul Goodman e Murray Bookchin, e con note informative su due «curiosità» tipicamente statunitensi: l’anarco-cattolicesimo e l’anarco-capitalismo.
Rudolf Rocker [Magonza 1873 – New York 1958], a diciotto anni è già anarchico e nel 1892 le persecuzioni poliziesche lo costringono ad emigrare, dapprima in Francia e poi in Inghilterra, dove conosce i più noti anarchici dell’epoca (Pëtr Kropotkin, Errico Malatesta, Jean Grave....) e dove dirige due periodici yiddish «Arbeiterfreunde» e «Germinal». Alla fine della prima guerra mondiale torna in Germania e vi svolge un’intensa attività anarcosindacalista. All’avvento del nazismo si rifugia negli Stati Uniti, dove rimane fino alla morte, avvenuta nel 1958. È autore, oltre che di una voluminosa autobiografia (che è una fonte quasi obbligata per la storia dell’anarchismo internazionale di questo secolo) di vari libri, di cui sono stati pubblicati in italiano i due volumi di Nazionalismo e cultura (1960, 1968) e Bolscevismo e anarchismo (1976).
Ronald Creagh [Alessandria d'Egitto 1929 - Montpellier 2023], è stato ricercatore nell’università di Montpellier, è autore di una Storia dell'anarchismo negli Stati Uniti (1981).