Sono passati ottant'anni dall'inizio della Rivoluzione Spagnola, nel 1936.
Si sa, le date sono importanti, soprattutto nel momento in cui nella narrazione pubblica della storia si è imposta l'importanza dell'anniversario, della commemorazione, della ricorrenza.
Neppure noialtri del CSL-Archivio Pinelli possiamo esimerci da ciò, e non soltanto perché siamo comunque dentro a questa modalità narrativa così come siamo dentro, anche se in posizione fortemente critica, a questo tipo di società, ma anche perché è un'occasione per ribadire la nostra storia, riannodare percorsi e rievocare idee, visi, figure.
Non potevamo proprio perderci la Spagna '36. Non siamo certo gli unici ad aver voluto commemorare cosa accadde in quel luglio. Alcuni infatti hanno rievocato il 17 luglio 1936, la data del golpe di Franco e dell'inizio della guerra civile spagnola. Ma quella non è la nostra storia. Quella che vogliamo ricordare ha invece inizio il 19 luglio 1936, il primo giorno della risposta popolare al golpe, quando il progetto delle forze fedeli a Franco di conquistare la Spagna in poche ore si rivelò del tutto illusorio e, al contrario, si ritrovarono a dover fronteggiare niente di meno che la rivoluzione.
È proprio lì che ha inizio la nostra storia, o meglio quel pezzo che ci interessa raccontare. Per l'occasione, proponiamo un'intervista a Diego Camacho (conosciuto come Abel Paz) realizzata a Roma nel 1995 e sottotitolata per la prima volta in italiano.
Nel frattempo, il nostro pensiero ritorna a quella mattina del 19 luglio così carica di tensione e speranza, rievocata da Abel Paz nella sua monumentale opera su Durruti: “le lancette degli orologi di Barcellona erano ferme sulle 4,45 del giorno che sarebbe stato il più lungo nella vita di migliaia di persone. In quello stesso momento, come si era stabilito tra la CNT e i suoi comitati di difesa di quartiere, le sirene di tutte le fabbriche cominciarono a suonare assieme: l'ora della lotta era arrivata...”