Questa nota biografica di Giancarlo De Carlo è stata redatta nel 2007 a cura di Giorgio Ciarallo in occasione dell'incontro "L'eredità di Giancarlo De Carlo", 11-12 ottobre 2007, Milano. Contiene anche una bibliografia essenziale.
Giancarlo De Carlo, architetto tra volontà, spazio e società
di Giorgio Ciarallo
Sin dalla gioventù Giancarlo De Carlo (1919-2005), architetto, urbanista e soprattutto indimenticato ed energico intellettuale del Novecento, ha stabilito un rapporto speciale con le idee libertarie e con gli anarchici italiani.
Nato a Genova, di padre siciliano e madre cilena, ha vissuto la sua infanzia e gioventù tra questa, la Tunisia e Livorno. Più volte, vista la complessità dei rapporti con questi luoghi, si è detto apolide, fin’anche nel suo stabilirsi a Milano, città che amava profondamente e dove alfine è scomparso.
In una sua celebre dichiarazione, racchiusa nel libro Conversazioni con Giancarlo De Carlo, egli dà una chiara interpretazione di ciò che era il suo rapporto con l’anarchismo: “…non posso dirmi anarchico, in verità credo non lo possa dire nessuno, se non quelli che all’anarchismo hanno dedicato tutta la loro vita… degli altri si può dire che tendono ad essere anarchici: l’anarchismo è un limite verso il quale ci si dirige con la consapevolezza che non lo si raggiungerà mai, perché si sposta mentre si cerca di avvicinarlo. In questo è la sua forza straordinaria, che lo mette al riparo dal diventare associazione, partito, mestiere o professione, routine, sicurezza, carriera, ecc. ecc.”. Posizione che, con sguardo disincantato e acuta esposizione, accende tematiche quali la tensione creativa e la costante ricerca legata a una visione “tentativa” che, rapportate al mondo odierno, scardinano linguaggi dogmatici acquisiti e misurazioni burocratiche della cultura.
Dalla resistenza partigiana, alla quale partecipò con altri uomini che erano anche figure di una cultura attiva e poco incline al restauro culturale (I. Diotallevi, D. Insolera, M. Pagano, ecc…) nelle brigate MUP e nei gruppi sap (Squadre di Assalto Proletario), sino ai convegni anarchici di Carrara (1945) e di Canosa (1948) – ai quali partecipò anche Carlo Doglio – De Carlo si dimostrò attento alle tematiche avanzate dal movimento libertario e soprattutto alle modalità decisionali che scaturivano da accesi confronti su temi come libertà e organizzazione.
Gli scritti per la rivista anarchica “Volontà” (si vedano in nota i riferimenti bibliografici) stanno a testimoniare il suo continuo e appassionato interesse per gli sviluppi dell’idea libertaria all’interno delle tematiche progettuali, architettoniche e urbanistiche. In questi, da una prima analisi critica del lavoro del maestro artigiano Morris, De Carlo si è spinto verso una radicale rilettura del problema della casa nel secondo dopoguerra, sino ad arrivare a considerare temi spaziali legati alla città e a una lettura del territorio complessa, “rovesciata” rispetto alle addizioni di blocchi separati di costruzioni, modalità tipicamente funzionalista.
La separazione tra “blocchi”, fisici o culturali, è sempre stata avversata da De Carlo, e ciò è dimostrato anche dalle sue amicizie e frequentazioni: gli incontri con scrittori e intellettuali come Elio Vittorini, Italo Calvino, Vittorio Sereni e Cesare Pavese erano e rimangono momenti importanti nella memoria di De Carlo, che oltre a maestro d’architettura è stato autore di libri che affrontavano temi diversi, ma sempre legati a doppio filo con lo spazio e le città.
In campo editoriale è inoltre stato direttore della rivista da lui fondata “Spazio e Società” che, con la preziosa collaborazione della moglie Giuliana, ha avuto il merito di portare a conoscenza del pubblico italiano gli scritti di urbanistica libertaria di Colin Ward e John Turner, le esperienze d’architettura “non allineata” di paesi latino-americani o africani, oltre ai progetti di A. Van Ejck, J. Habraken, S. Wood e degli Smithsons.
Del resto la sua produzione letteraria non si può considerare semplicemente parallela al suo mestiere di architetto e alla sua attività di docente universitario (in Italia e negli Stati Uniti): testi come La piramide rovesciata, Gli spiriti dell’architettura, Progetto Kalhesa, Nelle città del mondo sono parte integrante del pensiero-azione di De Carlo, in quanto stanno a indicare forme e pratiche di libertà culturale e urbana che si riferiscono a forme organizzative dello spazio che possiamo incontrare nella sua produzione architettonica: la dimensione universitaria (collettiva e individuale) ai Collegi Universitari di Urbino, la casa operaia “partecipata” al Quartiere Matteotti di Terni, i segni urbani caratterizzanti l’organizzazione cittadina alle Porte di San Marino, l’energica relazione con il contesto nei progetti per Siena, senza dimenticare Catania, Venezia, Rimini, Pavia e altre città dove l’opera di De Carlo ha lasciato il segno.
Sono proprio questi temi – libertà e organizzazione, ricorrenti dai convegni anarchici di Carrara e Canosa sino ai più recenti progetti d’architettura per concorsi a Milano – a permetterci un salto temporale sino all’attualità.
La tensione culturale, sintomo di attenzione al contesto sociale, con la quale De Carlo si è posto di volta in volta in forma “tentativa” di fronte alle esigenze dello spazio, esprimono di lui la costante energia critica e libertaria, pronta all’ascolto nelle forme partecipative di costruzione dell’architettura e allo scontro con i gangli della normativa e della burocrazia, in una parola: libertà progettuale.
Da questa libertà sono nati nuovi confini di organizzazione spaziale e sociale, di volta in volta costruita con la passione e l’intuito dell’architetto, che possiamo esperire nelle idee architettoniche diventate forma.
Attualmente studi di architettura, docenti universitari e associazioni sono impegnati, con sensibilità e attenta lettura del contesto, a proseguire sulle tracce lasciate dal maestro De Carlo, soprattutto sulle orme della partecipazione. La libertà decisionale dei cittadini e il conseguente ascolto delle volizioni provenienti “dal basso” diventano temi di stretta attualità progettuale e parte integrante di programmi urbani (come ad esempio i “Contratti di quartiere”).
Ma quanto, nelle forme assunte oggi, le modalità di ascolto e partecipazione rispondono a temi quali la libertà e l’organizzazione dello spazio del proprio vivere? E soprattutto, l’implementazione di programmi legati alla partecipazione possiede ancora quella energia dirompente e aggregatrice che ha insegnato De Carlo o rischiano di diventare forme di accettazione della sfacciata alienazione della società contemporanea? O ancora: è tuttora possibile pensare alla costruzione progettuale di scenari cittadini di “grandi numeri” al contempo riconosciuti da diverse popolazioni che vivono le città? Quali gradi di libertà vengono rivendicati e quali forme organizzative possono rispondere a essi?
Con queste e altre domande aperte si cercherà di dare corpo a un’ampia discussione durante una settimana di studi e incontri dedicati a Giancarlo De Carlo che si terrà a Milano il prossimo ottobre. Un workshop dedicato alla lettura del territorio e alle forme della città (presso la Stecca degli Artigiani) e una serie di incontri (presso sedi da definire) vedranno presenti docenti universitari, associazioni, artisti, collettivi libertari e soprattutto studenti, che daranno vita a discussioni e confronti tematici legati sia alle forme di progettazione urbana attuale che al tema della libertà da nuove forme coercitive di controllo dello spazio, cercando attivamente quali principi di organizzazione alternativi siano attuabili nella metropoli contemporanea.
Bibliografia essenziale di Giancarlo De Carlo
Scritti per “Volontà”:
Il problema della casa, n°10/11 del 1948;
Pensiero di una mostra, n°11 del 1955;
Conversazioni: G. De Carlo e J. Turner, a cura di F. Buncuga, n°2 del 1986;
Alla ricerca dell’equilibrio, n°1/2 del 1989;
Dentro e fuori la cornice, n° 4-91/1-92;
Il cannocchiale rovesciato, n°2/3 del 1995.
Libri e saggi (selezione):
Le Corbusier, antologia critica, Milano, Rosa & Ballo, 1945;
La Piramide rovesciata, Bari, De Donato, 1968;
An Architecture of Participation, Melbourne, Royal Australian Institute of Architects,1972 (ed. it.: L’architettura degli anni ’70, Milano, 1973);
La Città e il Porto, Genova, Marietti, 1992;
Gli spiriti dell’architettura, Roma, Editori Riuniti, 1992;
Il progetto Kalhesa (sotto lo pseudonimo di Ismè Gimdalcha), Venezia, Marsilio, 1995;
Nelle città del mondo, Venezia, Marsilio, 1995;
Conversazioni con Giancarlo De Carlo (a cura di Franco Buncuga), Milano, Elèuthera, 2000;
La costruzione di un progetto, Firenze, Alinea, 2004.
Principali opere architettoniche:
Nuovo Centro Universitario, Facoltà di Legge, Facoltà di Magistero, Facoltà di Economia e Commercio, Collegi Universitari a Urbino;
Il Quartiere Matteotti a Terni;
Residenze e palestra sull’isola di Mazzorbo;
Gli Istituti Biologici della Facoltà di Siena;
La Facoltà di Lettere e Filosofia a Catania;
Le Porte di ingresso alla Repubblica di San Marino.