“L’Internationale Situationniste ha avuto (e noi abbiamo ancora, pur essendo, per fortuna, decisamente meno all’avanguardia) la teoria più radicale del suo tempo. Ha saputo, nel complesso, formularla, diffonderla e difenderla. Ha saputo spesso battersi nella pratica; e persino alcuni di noi hanno, il più delle volte, potuto condurre la propria esistenza personale in linea con quella teoria (condizione peraltro necessaria per formularne l’essenziale). Ma l’I.S. non si è impegnata fino ad applicare la propria teoria nell’attività stessa della formulazione di questa teoria, né nella condizione generale della sua lotta. In molti casi, i sostenitori delle posizioni dell’I.S. non sono stati i loro creatori e i loro veri agenti. Ma sono stati solo dei pro-situ più ufficiali e più presuntuosi. Questo è il principale difetto dell’I.S. (evitabile o meno?). Non accorgersene è stato a lungo il suo peggiore errore (e per parlare di me, il mio peggiore errore). Se questo atteggiamento fosse diventato dominante, sarebbe stato il suo crimine definitivo. L’I.S., in quanto organizzazione, ha fallito in parte; e precisamente, su questa parte. Occorreva quindi applicare all’I.S. la critica che ha applicato, spesso molto bene, alla società dominante moderna. (Si può dire che noi eravamo sufficientemente ben organizzati per far sorgere nel mondo il nostro programma, ma non il nostro programma di organizzazione.)”
Internationale Situationniste, 1971
Estratto di un Documento fuori dibattito, firmato Debord, apparso in una raccolta ciclostilata, Débat d’orientation de l’ex Internationale situationniste, «Centre de recherche sur la question sociale», 1974.
Testo fornito a René Lourau da Patrick Bellegarde.
14/11/2024