1. Il giorno 8 gennaio 1978, i Gruppi Anarchici Federati, riuniti in assemblea presso il Circolo Ponte della Ghisolfa a Milano, hanno deciso unanimamente di sciogliersi in quanto federazione.
Tale decisione non significa in alcun modo né il rigetto di quelle che sono state sinora le nostre concezioni fondamentali (così come sono state espresse nel nostro documento programmatico), né la cessazione della nostra presenza attiva in seno al movimento anarchico. Al contrario, la decisione è stata presa nell'intento di far fronte con maggiore efficacia a quei compiti che, come militanti anarchici organizzati, reputiamo imposti dall'attuale situazione. Scopo della presente lettera al movimento è spiegare tutto ciò.
2. Il movimento anarchico ha conosciuto, nell'ultimo decennio, una notevole crescita quantitativa. Per movimento anarchico intendiamo qui non solo i gruppi, le leghe, gli organismi locali, le federazioni, ma più ampiamente tutti coloro che, al di là delle sfumature ideologiche, si riconoscono come anarchici e in quanto tali intervengono attivamente nella realtà sociale.
A nostro giudizio, questa crescita quantitativa non è stata seguita da una proporzionale crescita qualitativa, nel senso che la messa a punto di una o più strategie coerenti e consapevoli di intervento è andata avanti con grande difficoltà. La funzione stessa che il movimento anarchico in sé dovrebbe svolgere è un problema, in genere, poco sentito e raramente preso in considerazione con la dovuta serietà. Il movimento anarchico è in gran parte solo l'espressione, più o meno organizzata, delle tendenze genericamente libertarie presenti nel più generale movimento di dissenso anti-istituzionale, non l'espressione cosciente della volontà di intervento attivo nei confronti di tale movimento di dissenso.
3. Tale situazione è dovuta, per lo meno in parte, alla rapidità con cui la situazione sociale si è ultimamente evoluta. L'emergere di nuovi potenziali interlocutori, di nuovi protagonisti del dissenso sociale, se da un lato ha fornito un fertile terreno di attecchimento per concezioni rivoluzionarie, dall'altro ha, il più delle volte, trovato gli anarchici impreparati per carenza di un adeguato bagaglio analitico e conoscitivo, a svolgere un ruolo attivo al loro interno.
Inoltre, i fermenti libertari che esistono in seno a questa area sociale, specie nella parte politicamente più cosciente di essa (il « movimento »), hanno fatto sì che molti anarchici siano venuti convincendosi che il movimento anarchico specifico non ha, in quanto tale, alcuna funzione, quasi illudendosi che basti tuffarsi nei nuovi coniflitti sociali, non per agire in essi, quanto semplicemente per parteciparvi.
Il risultato di ciò è un movimento anarchico che, pur mantenendo pressocché intatte le proprie caratteristiche ideologiche, ha in buona parte perduto il senso della propria esistenza.
4. Al contrario, i G.A.F. hanno sempre considerato la presenza di un movimento anarchico vitale come indispensabile per l'intervento rivoluzionario. Non un « coordinatore » delle attività e delle lotte (ovviamente), ma un punto di riferimento ideologico, capace di esercitare la propria influenza nei confronti dei conflitti sociali, in modo da farne lievitare le componenti libertarie. Non quindi una semplice « cassa di risonanza » ma il portatore di un progetto consapevole di intervento e di agitazione.
Per esercitare, in questo senso, uno stimolo nei confronti del movimento anarchico i G.A.F. sono nati, dieci anni fa, come federazione di tendenza, nella convinzione che l'organizzazione per federazioni di tendenza fosse l'assetto più idoneo al movimento anarchico per svolgere la funzione che essi auspicavano (ed auspicano) e quindi il modello da proporre all'attenzione ed alla discussione dei gruppi, federati o no. Nel contempo hanno creato più vasti momenti di riferimento e stimolo aggregativo « di movimento », con iniziative come la Crocenera, il Comitato Spagna Libertaria, A - Rivista Anarchica, il C.D.A., il Centro Studi Libertari, ecc. che sono andate ben oltre l'ambito della federazione.
Un'altra funzione che in questo decennio i G.A.F. si sono proposti di svolgere è stata quella di mettere a punto un'analisi approfondita della situazione socio-economica attuale, caratterizzata da assetti istituzionali, produttivi, sociologici solo parzialmente affrontati dal movimento anarchico. Anche qui, il destinatario « privilegiato » di questa analisi è sempre stato ( soprattutto agli inizi) il movimento anarchico, del quale si riconosceva la necessità di comprendere appieno la realtà in cui si trovava ad operare, per poter commisurare alle mutate condizioni la propria strategia rivoluzionaria.
5. L'opera di stimolo organizzativo, che pure ha dato risultati positivi nei primi tempi della nostra esistenza, ha oggi perso la sua ragione d'essere, non per soluzione del problema, quanto per mancanza di interlocutori ad esso interessati, poiché al completo disinteresse e/o rifiuto di una parte del movimento per questo aspetto della « questione organizzativa », fa riscontro una simmetrica polarizzazione su posizioni ultra-organizzatrici altrettanto disinteressate al movimento nel suo insieme. I problemi che agitano il movimento anarchico in questo momento non riguardano l'adeguamento del SUO assetto strutturale alla funzione da svolgere, quanto piuttosto la funzione stessa, se è vero come si diceva, che parte di esso ha addirittura perso il senso della sua esistenza. A recuperare tale senso ci siamo convinti che non serve molto riproporre il modello delle federazioni di tendenza, innanzitutto perché per tutti questi anni esso non è stato accolto dal movimento ed a maggior ragione nell'attuale contesto non si notano tendenze sufficientemente caratterizzate da funzionare come poli aggregatori.
La crisi d'identità nasce contestualmente ad una difficoltà di « contatto » con i nuovi conflitti sociali, da un bisogno di capire, di prevedere. Ora, noi crediamo che le analisi dei G.A.F. sui « nuovi padroni » costituiscano un contributo fondamentale alla comprensione della dinamica sociale contemporanea ed è per noi motivo di soddisfazione constatare come esse stiano progressivamente divenendo patrimonio collettivo del movimento; ciò nonostante noi per primi riconosciamo che esse sono ancora strumento insufficiente. Ad esempio, per poter essere utilizzate, per poter trasformarsi da « teoria » in « intervento » devono essere completate da analisi altrettanto approfondite sui « nuovi sfruttati », perché è qui che viene avvertita dal movimento quella carenza che gli impedisce di riprendere la sua « funzione attiva », la sua piena incisività sociale. Su questo terreno noi crediamo che il ristretto ambito di una piccola federazione d'affinità come la nostra sia un insufficiente crogiolo di esperienze di lotta, di presenze nel conflitto sociale. Viceversa, per elaborare serie strategie d'intervento in una realtà per molti versi nuova e complessa è necessario poter « lavorare » su una somma di elementi di conoscenza diretta assai più ampia, la più ampia possibile.
6. A questo punto, vincendo le resistenze emozionali che ci legavano ad una esperienza organizzativa che per tutti noi è stata per molti anni estremamente importante e valida, lo scioglimento ci è parso una decisione positiva per noi e per il movimento.
La nostra « tendenza » non è, di per sé, utile a risolvere i problemi che sono ora sul tappeto e questo non è concepibile in una federazione che ha sempre voluto caratterizzarsi per « quello che riusciva a fare ». Non vogliamo che la federazione sopravviva per inerzia istituzionale. Inoltre, pretendere di continuare ad esistere, nell'attuale situazione, come tendenza rischia di separarci dal resto del movimento: un'unica tendenza precisa (e inutile) in mezzo ad un movimento alla ricerca di se stesso. A questa ricerca vogliamo dare invece il nostro contributo fattivo. Lo scioglimento dunque non è fine a se stesso. Crediamo nel significato « provocatorio » di questa dissoluzione per mettere sotto gli occhi degli altri gruppi e compagni e federazioni il problema della ricostituzione del movimento anarchico. Non ci muoviamo alla cieca, la nostra prospettiva è la costruzione di una nuova affinità, intorno alla quale possano aggregarsi i gruppi che, come noi, intendono agire per l'intervento nell'area libertaria del nuovo movimento di dissenso Agire, si badi, non semplicemente partecipare. Cioè mettere a punto un programma concreto, articolato, di intervento con uno scopo strategicamente definito: allargare quest'area libertaria nella prospettiva della creazione di un vasto movimento libertario, autonomo e nel contempo capace di accogliere quel progetto rivoluzionario di cui il movimento anarchico deve tornare a farsi portatore consapevole.
Milano, 8 gennaio 1978
23/05/2024