testo a cura del Centro Studi Libertari
Visto in prospettiva, l’Incontro internazionale anarchico del settembre 1984 – di cui cade a breve il 40°anniversario – è stato a suo modo un’orgia anarchica. Ci siamo inaspettatamente ritrovati in migliaia nei campi veneziani, ed è subito stato chiaro che arrivavamo da latitudini e longitudini diverse, appartenevamo a generazioni diverse e incarnavamo storie personali e collettive diverse. Così, un po’ sorpresi e un po’ incuriositi, ci siamo guatati, annusati e alla fine reciprocamente accettati in una promiscuità gioiosa che si è ben guardata dall’annullare le differenze. Anzi, le ha esposte. E forse è proprio questo l’esito più importante di quell’Incontro: la celebrazione di una diversità fondativa capace di dare vita – se si sa tenere a bada ogni tentazione egemonica – a una pluralità di anarchismi tutti parimenti “legittimi” (cioè riconosciuti e accettati anche quando divergono dal proprio approccio).
Questo non vuol affatto dire che in quella fine estate d’ispirazione orwelliana non ci siano stati dissidi e dissensi o che tutto sia filato liscio. Niente affatto. Discussioni, recriminazioni, “vivaci scambi di opinione” erano all’ordine del giorno. Ma quarant’anni dopo la prospettiva permette di collocarli nella loro giusta dimensione: non c’era sopraffazione, non c’era alcun desiderio di imporre la propria linea o di fare proseliti; c’era invece – e forte – una sana voglia di confrontarsi. Anche prescindendo dalle buone maniere.
D’altronde, erano decenni che gli anarchici non si riunivano. C’erano stati nel secondo dopoguerra alcuni Congressi (un termine di per sé già significativo) convocati da federazioni specifiche. Ma un incontro internazionale degli anarchici, a qualunque tendenza appartenessero, non si vedeva da decenni. E invece i tempi erano più che maturi, come testimonia la massiccia partecipazione e l’amplissima provenienza (trenta paesi sparsi per il mondo, anche se quelli europei erano ovviamente prevalenti). D’altronde il movimento anarchico internazionale, già straordinariamente connesso per l’epoca grazie alla rete dei suoi periodici, era reduce da un revival che durava da almeno un quindicennio e aveva una gran voglia di parlare e confrontarsi. Anche perché era evidente che si stava voltando pagina, che il Novecento stava tirando le cuoia (e la caduta dell’URSS cinque anni dopo gli avrebbe dato la mazzata finale). E la scintilla che ha innescato quella formidabile esplosione di vitalità anarchica che è stata Venezia ‘84 la si deve proprio al fortunato incontro tra una convocazione così aperta e un’esigenza di confronto così diffusa.
Tutto questo non lo stiamo dicendo per autocelebrarci. Noi, a quell’Incontro, abbiamo già dedicato un articolato progetto digitale (https://centrostudilibertari.it/ven84-homepage) nel quale abbiamo caricato i tantissimi materiali, in più lingue, raccolti all’epoca. E altri ne stiamo caricando via via che procediamo nel riordino delle carte, con la speranza di poter restituire, almeno in parte, la ricchezza e l’entusiasmo di quei momenti.
Quello che ci ha fatto tornare sull’argomento è stato un fatto inaspettato: la “scoperta” di quell’evento da parte di una studentessa dello IUAV di Venezia, che ne ha fatto il tema della sua tesi (peraltro con eccellenti riscontri). Ed è stato il suo sguardo inedito che ha riacceso la nostra attenzione e che ci ha fatto vedere le cose da un’altra prospettiva. Ci è sembrato, allora, che la “narrazione” di quell’evento lontano – con la complicità del 40° anniversario – potesse rinnovarsi, prestarsi a letture diverse da quelle date dai suoi protagonisti. Ed ecco che dopo qualche tentennamento la decisione è presa, e va annunciata: Venezia ‘84 is back!
Ci ritroveremo quindi nell’ultima decade di ottobre con una serie di iniziative (alcune delle quali decisamente conviviali) che ruotano attorno a una mostra fotografica e documentale che darà conto del passato ma con uno sguardo nuovo – quello di Elena – in grado di porre quell’evento in un flusso di dissenso libertario che non si è mai esaurito. E ci ritroveremo di nuovo a Venezia, anche se in una Venezia gentrificata che è solo un pallido riflesso di quella città viva che ha accolto gli anarchici quarant’anni fa. E magari anche di questo parleremo dato che – come nel 1984 – sarà ancora lo IUAV a ospitarci. L’invito è esteso a tutti, a chi c’era e a chi non c’era: per ricordare, per raccontare, per conoscere, e perché no, per riprovare l’ebrezza di stare insieme in un mondo anarchico contraddittorio ed effimero quanto si vuole, ma esaltante!