In un pianeta dove la finzione letteraria di 1984 trova una sua incarnazione nei paesi del socialismo reale, ci si può porre il problema di sapere se l'informatica rappresenta una minaccia suscettibile di portare ad altre forme di totalitarismo, nei paesi in cui il suo sviluppo è più avanzato, il problema non è tanto di trovare risposta - le opinioni abbondano e vanno dalle più cupe profezie alle previsioni più rosee - quanto di fornire i punti di riferimento a partire dai quali tale problema può essere compreso e analizzato razionalmente.
La natura stessa dell'informatica è fonte di ambiguità. Essa è al contempo nuova conoscenza scientifica, tecnologia e già mito, ed è tenendo conto di questa esistenza multipla che la si deve considerare. Sotto l'aspetto dei suoi concetti fondatori -oggettivazione e rappresentazione simbolica della realtà, formalizzazione logico-matematica e e automatizzazione del ragionamento, materializzazione elettronica di questi concetti astratti,... - l'informatica si rivela un potente strumento di capovolgimento del gioco sociale che sfugge a qualsiasi giudizio di valore manicheo e i cui effetti, al di là delle descrizioni aneddotiche, saranno chiaramente intelligibili soltanto nel quadro di una filosofia della conoscenza e di una praxeologia che integrino con precisione questa dimensione concettuale. L’analisi di alcuni aspetti della "vulnerabilità della società informatizzata" propone una traccia di questo atteggiamento metodologico. Mostra l’ambivalenza sociale dell’informatica e sottolinea la necessità di una critica chiara e ragionata di fronte a un fenomeno che, se lascia aperte le possibilità di una dinamica libertaria della storia, potrebbe ugualmente deviarla verso un mondo strutturato sulla pura logica del potere o del profitto, dove le differenze individuali (dell’essere) e il desiderio di autonomia sarebbero minacciati. Pertanto far assumere al Grande Ordinatore il ruolo di O’Brien appare un semplicismo metaforico senza fondamento. La critica del nostro futuro informatico va fatta, ma è ancora da fare.