La psicoanalisi è nata alla fine del secolo scorso come metodo terapeutico per trattare le nevrosi e successivamente è diventata una scienza dei processi mentali inconsci. L'utilizzo del termine ha sempre avuto un certo grado di ambiguità, dovuto al fatto che la psicoanalisi è contemporaneamente una teoria della personalità, una teoria della psicopatologia e della sua genesi, un metodo di ricerca e una forma di cura dei disturbi psichici. Tra l'altro, la psicoanalisi ha dato origine a un movimento ideologico ed a conseguenti istituzioni.
Come strumento di ricerca e di terapia opera nei confini di un rapporto a due, cioè dell'analista e del suo paziente, mentre come teoria dei processi mentali inconsci ha cercato di capire e concettualizzare il rapporto dell’individuo coi suoi gruppi di appartenenza, con la cultura e con la società.
I concetti psicoanalitici sono stati applicati all'educazione, alla psicologia sociale e allo studio dei piccoli gruppi.
Alcuni sociologi, tra cui Talcott Parson, si sono preoccupati di capire come l'individuo interiorizza aspetti normativi della società in cui vive e come questi aspetti normativi influiscono, a livello inconscio, sul comportamento sociale. Nello stesso tempo, da questa prospettiva, si è cercato di capire come i processi mentali individuali si riflettono nell’organizzazione sociale. Da questo punto di vista non è possibile effettuare un’analisi complessiva dei meccanismi sociali senza tener conto della dinamica e del determinismo interattivo inconsci fra individui e società.
Comunque bisogna dire che il movimento psicoanalitico è stato lacerato da conflitti teorici. La teoria psicoanalitica è una teoria in costante evoluzione, e le istituzioni psicoanalitiche non si sono sottratte alla crisi e alle divisioni tipiche di altre istituzioni sociali.
Il discorso potenzialmente rivoluzionario della psicoanalisi spesso si è diluito a causa dell’appartenenza degli psicoanalisti a una classe privilegiata. La potenzialità della psicoanalisi come teoria che apre nuove prospettive verso un cambiamento sociale è stata parzialmente negata dal fatto che essa, come terapia, è stata quasi sempre riservata a pazienti appartenenti agli strati sociali superiori. Questo fatto ha contribuito alla perdita di credibilità della psicoanalisi tra coloro che operano per un mutamento sociale di segno libertario. A noi anarchici, quindi, dovrebbero interessare due cose: innanzitutto ridiscutere la sua utilità per capire i processi sociali, poi cercare, a un altro livello, di pensare alla possibilità di utilizzare questo metodo terapeutico per aiutare tutti quelli che ne hanno bisogno.
Negli ultimi decenni, in seno alla psicoanalisi, si sono sviluppate una metodologia e una teoria che cercano da un lato di capire le influenze reciproche fra l’individuo e i suoi piccoli gruppi di appartenenza, dall’altro di fare terapia nel contesto gruppale, cioè "il gruppo-analisi". Infatti il piccolo gruppo è un importante locus fra l’individuo e la società globale. Nel contesto di una società sempre più massificata e standardizzata il recupero dell’identità dei piccoli gruppi ha un'importanza che non possiamo ignorare. Quindi il gruppo-analisi appare come un metodo idoneo per agire negli interstizi tra l’individuo e la società nella lotta contro l’alienazione. Questo è un problema che rimane aperto.