Se per molti secoli il potere si è manifestato soprattutto attraverso l'architettura dei suoi palazzi (Venezia ne è un esempio meraviglioso) oggi la comunicazione audiovisiva è il suo campo privilegiato.
Tutti i governi, compresi i più poveri, fanno sforzi considerevoli per acquisire i mezzi più sofisticati e monopolizzare a loro profitto radio e televisione. L'esempio della Francia, che ha ceduto all'incalzare delle radio libere nel 1982 ma che ha conservato il monopolio nella diffusione televisiva è caratteristico. Ancora oggi la televisione non deve disturbare. Le critiche interne sono rare, i franchi tiratori esterni non hanno alcuna chance.
Per illustrare tale opinione, l'autore tratta della propria esperienza che lo ha condotto a fare dei film per la televisione che sono stati proiettati al cinema, ma non ancora alla televisione francese. Questi film sono ritratti di militanti libertari che si sono distinti nel disegno satirico (il pittore André Claudot), nella lotta per il controllo delle nascite (Jeanne Humbert), nella canzone rivoluzionaria (Eugene Bizeau), nella lotta sindacale e l'obiezione di coscienza (May Picqueray). Fanno parte di una serie, ECOUTEZ..., concepita con la collaborazione di alcuni storici, particolarmente Jean Maitron. Sono basati sul principio dell'intervista e non fanno appello alla memoria se non per meglio analizzare il presente e preparare meglio l'avvenire.
Perché questo genere di prodotto disturba le autorità della televisione e quali sono le vie da esplorare per restituire al mondo operaio la sua memoria?