Catalana, Josefa Carpena Amat (1919-5 giugno 2005), a tutti nota come Pepita, nasce in una famiglia operaia e ben presto milita nella CNT partecipando alle attività sia della federazione giovanile (FIJL) sia della federazione femminile: Mujeres Libres, una novità nel panorama libertario iberico, ampiamente discussa nel movimento e non da tutti condivisa. La vittoria franchista la costringe come molti altri a rifugiarsi in Francia, dove trascorrerà, appunto a Marsiglia, il resto della sua vita. Dapprima attiva nel movimento iberico in esilio, con il tempo partecipa sempre più alle attività del movimento locale e in particolare dell’archivio storico del CIRA-Marseille, di cui è coordinatrice dal 1988 al 1999.
Esistono diverse testimonianze scritte e visive della sua vicenda esistenziale. Nel 1992-93 ha scritto in spagnolo le sue memorie, intitolandole Toda una vida: vivencia, che verranno poi tradotte in francese con il titolo Toute une vie: mémoires (Éditions du Monde libertaire-Alternative libertaire, Parigi-Bruxelles 2000). In particolare su Mujeres Libres ha scritto due saggi pubblicati in spagnolo in un’opera collettiva, Mujeres libres: luchadoras libertarias (Fundación Anselmo Lorenzo, Madrid 1999), e poi anch’essi tradotti in francese come Mujeres libres: des femmes libertaires en lutte (Los-las solidarios-solidarias, 2000).
Pepita è stata inoltre intervistata in due filmati dedicati alla rivoluzione spagnola: Un autre futur di Richard Prost (1988-1997) e De toda la vida de Lisa Berger e Carol Mazer (1986) [vedi Bollettini 8 e 12].
Altri suoi scritti si trovano sparsi nelle tante testate alle quali ha collaborato: “Cenit”, “CNT”, “Le Combat syndicaliste”, “Ideas-Orto”, “Solidaridad obrera”. In italiano ricordiamo il suo scritto Avevo sedici anni apparso sul numero speciale di “Volontà” 2/1996 intitolato Spagna 1936. L’utopia è storia.
[fonte: Bollettino 25]