Stiamo entrando in una delle ere storiche socialmente meno prevedibili - un periodo di cambiamenti la cui mole e profondità è paragonabile soltanto a quelli avvenuti quando l'umanità passò dalla caccia all'agricoltura. In gran parte questi cambiamenti trovano origine nelle nuove tecnologie emerse dall'era della seconda guerra mondiale: fisica nucleare, elettronica, cibernetica, ingegneria biologica e una terrificante sofisticazione dell'industria bellica convenzionale. La capacità di controllo da parte dei media e dell'elettronica vanno al di là di quanto George Orwell potesse anticipare; allo stesso modo i mezzi di produzione e di distruzione. Sarebbe incredibilmente “miope” da parte dei libertari ignorare i problemi e le conseguenze posti da questi cambiamenti, molti dei quali sono ancora “primitivi” in confronto a quelli previsti.
La classe operaia tradizionale, la catena di montaggio, persino la vecchia fabbrica, devono affrontare lo stesso futuro che si trovò di fronte il piccolo coltivatore con la nascita del l'agricoltura su scala industriale; persino i tecnici specializzati e i dirigenti possono essere relegati a ruoli marginali una vola che nuovi computer "intelligenti" abbiano sostituito le loro funzioni. Questo sviluppo sarà molto irregolare, certamente, ma non se ne può ignorare l'importanza, senza compromettere la nostra capacità di osservazione teorica e analisi degli sviluppi storici. Decine di migliaia di persone potranno trovarsi, probabilmente prima di quanto pensiamo, senza un posto nella società e ciò, all'interno della struttura tradizionale della "democrazia borghese", pone l'esigenza cruciale di evitare che lo Stato e i media diventino una forza capace di controllare la maggior parte degli aspetti privati della vita individuale. Lo stesso problema sorge dalla devastazione dell'ecologia del pianeta (l'effetto serra), un inquinamento massiccio dell'ambiente e, soprattutto, la sua semplificazione ad un punto tale che finiremo per capovolgere gravemente i ritmi della stessa evoluzione biologica. Gli anarchici devono rendersi conto che dobbiamo sviluppare la nostra teoria e pratica per affrontare tale sfida. La nostra letteratura è stata la prima che ha trattato argomenti ecologici, etici ed istituzionali, quali il mutualismo, la libertà personale e il confederalismo, che potrebbero essere elaborati per affrontare tali problemi. Ma possiamo accontentarci di confinarci entro l'ortodossia del sindacalismo, per quanto inportante possa essere l'organizzazione della classe operaia, e il linguaggio e gli stili della tradizione del 19° secolo che erano certamente innovativi e creativi in quell'era del capitalismo ma che richiedono attualmente ampie modificazioni e cambiamenti? Questo intervento, basato sull'esperienza americana dell'autore, pone l'accento sulla necessità di parlare alla gente partendo dal loro proprio retaggio culturale - i loro ideali libertari federalisti, individualisti e civili - piuttosto che da un retaggio mutuato da un'altra epoca e da altri luoghi. L'ideale americano di libera municipalità, controllo locale, democrazia diretta ed autosufficienza, tradotto in termini libertari, ha la possibilità di raggiungere milioni di persone non recettivi nei confronti del sindacalismo e della formulazione dei problemi in termini di scontro storico tra "lavoro salariato e capitale". Non pretende di affermare che gli esempi americani di potere locale decentralizzato siano applicabili ad altre aree del mondo, ma mi chiedo se possiamo ignorare tali esempi, compresi quelli in campo ecologico, femminista e anti-istituzionale, senza in questo modo restare limitati. Non possiamo vivere del passato, dichiarando che poco è cambiato dalla morte di Kropotkin e di Emma Goldman.